sabato 31 marzo 2018

Sartoria E': un atelier che coniuga solidarietà ed eccellenza, con collaborazioni con Versace e Missoni

L'ingresso di "Sartoria E'" il giorno dell'inaugurazione
E' stata inaugurata lo scorso venerdì 16 marzo la nuova sede di "Sartoria E'", sartoria sociale della Cooperativa Emmaus, realtà in grado di coniugare eccellenza e solidarietà. Un vero e proprio esempio di eccellenza 'made in Novara'.
Un 'taglio del nastro' che ha visto la presenza, pur se solo in videoconferenza via Skype (impossibilitato dal poter essere fisicamente a Novara), di Santo Versace. L'imprenditore ha dato vita a Fondazione Altagamma, alla base dello sviluppo di rapporti tra profit e no profit con il mondo della cooperazione sociale, ed è molto legato alla sartoria novarese, la cui struttura è ora attiva in via Ansaldi 6.
Versace, nell'occasione, ha dialogato con Andrea Masante, direttore amministrativo della Cooperativa Emmaus. Il laboratorio rientra nel protocollo di intesa di livello nazionale tra Fondazione Altagamma e Confcooperative Federsolidarietà. E' ospitato in una location di grande sostenibilità ambientale, un centro che mette a disposizione sino a 20 postazioni lavorative (al momento sono 10 i dipendenti, 8 donne e 2 uomini).


I tanti presenti all'inaugurazione
Un progetto promosso dunque dalla Cooperativa Emmaus con il sostegno della Fondazione De Agostini, presente all'inaugurazione con il segretario generale Chiara Boroli. Un'iniziativa che mette al centro le persone, un sogno che si è realizzato e, soprattutto, una fiducia che il laboratorio ha conquistato grazie all'elevata professionalità dei suoi dipendenti. "Sartoria E'" ha commissioni tanto da Versace quanto da Missoni e collaborazioni con Gucci e Dolce&Gabbana.
Il laboratorio è l’evoluzione di un’idea nata nel 2014 dall’esperienza di un corso sartoriale base svolto all’ex Villaggio Tav. Un progetto che, adesso, a distanza di pochi anni (segnale di come fosse già qualcosa di straordinario), è diventato una vera sartoria, che sposa alla perfezione imprenditorialità, eccellenza artigiana e ricollocamento di persone uscite dal mercato del lavoro. Un percorso che ha visto protagonista la Cooperativa presieduta da don Dino Campiotti, che ha saputo offrire lavoro a un numero sempre crescente di persone di anno in anno. Risultati che hanno reso necessaria una nuova sede, che ha portato il laboratorio da via Alberto da Giussano, dove la struttura era 'costretta' in un capannone, a via Ansaldi, in un'area molto più estesa, confortevole e adatta all'attività.



L'intervento di don Dino Campiotti
Un’iniziativa che dimostra come la solidarietà non sia solo assistenzialismo, ma sia anche e soprattutto capace di trasformarsi in impresa sociale di grande qualità ed eccellenza, un’impresa che compete ad alti livelli e richiama l’attenzione di grandi marchi.
All'inaugurazione della nuova sede, che vedrà il raddoppio dei dipendenti entro il 2020 e la nascita di una scuola di formazione, il vescovo monsignor Franco Giulio Brambilla («un'area - ha detto - che era depressa e che la Diocesi ha scelto di concedere, rinnovando così la sua vocazione primaria»), il sindaco Alessandro Canelli, Augusto Ferrari, assessore regionale alle Politiche sociali, Maurizio Gardini, presidente nazionale Confcooperative, Giuseppe Guerini, presidente Federsolidarietà Confcooperative, il vicepresidente di Emmaus, Pierluigi Migliavacca e il presidente don Dino Campiotti: «Un progetto - ha spiegato il sacerdote - in cui abbiamo sempre creduto, sin dall'inizio e senza alcuna titubanza».


L'interno di "Sartoria E'" e un momento dell'inaugurazione
«Obiettivo della sartoria – spiega Masante per Emmaus – è far capire come la cooperazione sociale sia normalità e come abbia in sé tanti aspetti, inclusione sociale, ma anche affidabilità, qualità, grande professionalità e bellezza. Un altro aspetto cui teniamo è la sostenibilità, non solo etica, ma anche ambientale, con posa di luci led, domotica, geotermia, cappotti termici».


              Un momento dell'inaugurazione alla presenza di tutte le autorità
I locali che ospitano la sartoria nascono dalla ristrutturazione e dall'ampliamento della Casa Divin Redentore, sorta negli anni ‘50. Una casa all'epoca fortemente voluta dalla maestra Rina Musso, partigiana e benefattrice, che, con lungimiranza, propose  che si dedicasse agli ex detenuti una casa e un vicino laboratorio, per offrire loro prima accoglienza e opportunità di lavoro. 


                                 L'intervento di don Campiotti e del vicepresidente di Emmaus
                                   Migliavacca (che illustra la storia dei locali di via Ansaldi)

Proprio "Sartoria E'" si colloca in questi locali, in un distretto cooperativo che ha come elementi cardine l'innovazione e l'inclusione sociale. Un polo della solidarietà in cui si sta realizzando, come ha spiegato don Campiotti, un orto bio, per dare lavoro a persone in difficoltà e una struttura di housing sociale, dedicata all'accoglienza.

«Vogliamo mostrare – ha aggiunto Giuseppe Ruga, responsabile della sartoria – che siamo un laboratorio che merita fiducia, che le nostre sarte, tutte formate, sono capaci e hanno alta professionalità. Versace ha visto come lavoriamo e ci ha coinvolti nel realizzare i suoi abiti di grandissima qualità. Lavoriamo anche con Dolce & Gabbana. Marchi che non si sono rivolti a noi perché cooperativa sociale, ma perché hanno trovato persone che lavorano bene e molto capaci». 
L'interno di "Sartoria E'"
In futuro, grazie alla realizzazione di una scuola all'interno dei locali di via Ansaldi, saranno avviati corsi di formazione dedicati soprattutto ai giovani, incrementate le lavorazioni per portare a 20 unità il personale e promossi piani e percorsi di riprofessionalizzazione dei disoccupati. Un lavoro svolto con capacità e passione, come spiega Marina Andreoli, 27 anni di Pombia, responsabile campionarista, che lavora alla sartoria da 3 anni e mezzo: «è il lavoro che avrei voluto fare da sempre. Siamo in questi locali da gennaio. Sono molto felice dei risultati che il nostro laboratorio sta raggiungendo, dando vita a prodotti di altissima qualità».
Monica Curino


venerdì 29 dicembre 2017

Andrea Devicenzi, atleta paralimpico, agli studenti novaresi: "Non bisogna mai arrendersi dinanzi agli ostacoli della vita"

Andrea Devicenzi nel raid in Perù fatto nel 2016
E’ l’esempio di come, pur davanti alle difficoltà della vita, anche le più gravi, ci si possa sempre rialzare, anche dopo l’amputazione di una gamba a soli 17 anni.
Un esempio che lo scorso 12 dicembre ha fatto tappa a Novara, incontrando i ragazzi del Ciofs e della scuola media Immacolata. Lui è Andrea Devicenzi, cremonese di 44 anni, che – nell’agosto del 1990 – in sella alla moto a lungo sognata, resta vittima di un incidente, che gli causa l’amputazione della gamba sinistra. Un evento tragico che gli ha cambiato la vita, «ma – racconta – una gamba se n’era andata, ma non la voglia di vivere ogni giorno al massimo delle mie possibilità». Per lui, gran sportivo, inizia una nuova vita, che, negli anni, lo porta a imprese inimmaginabili anche per chi non ha menomazioni. Partecipa a gare di ciclismo per qualificarsi alle Paralimpiadi 2012, nel 2010 raggiunge, primo atleta amputato di gamba, il KardlungLa, in India, a quota 5.602 metri, un raid in autosufficienza sulla strada carrozzabile più alta del mondo in sella a una bici e poi ancora paratriathlon (nuoto, bici e corsa), con una medaglia di bronzo e una d’argento (la prima ai Campionati Europei in Israele del 2012, la seconda agli Europei in Turchia del 2013). Arriva a lasciare il suo lavoro da dipendente, diventando formatore e mental coach.
Nel 2014 inizia un’attività a favore dei ragazzi. Dà vita al primo Giro d’Italia formativo, rivolto ai giovani, «per renderli consapevoli – ci racconta – delle straordinarie capacità e talenti che hanno già dentro di loro». Nell’inverno dello stesso anno, in quest’ambito, nasce Progetto 22.
Gli studenti del Ciofs all'incontro con Devicenzi
A oggi Devicenzi ha incontrato decine di migliaia di ragazzi nelle scuole di tutta Italia. «Il nome deriva dai 22 valori che cerco di raccontare e far vivere ai ragazzi a ogni incontro negli istituti scolastici - spiega - Parlo della mia storia, aiutandoli a interpretare gli eventi della loro vita in modo positivo, ascoltando se stessi, credendo nei propri mezzi. Non devono diventare schiavi di quelli che sono i modelli di oggi. Ognuno di noi è un essere unico e irripetibile, con i propri pregi e risorse straordinarie, troppe volte date per scontate». Un progetto che si realizza con Oso (Ogni sport oltre) della Fondazione Vodafone Italia e con sponsor, «che ci aiutano, da Bmw a Parmovo. Parleremo di ragazzi che ho incontrato nel mio percorso nelle scuole. A Novara ho parlato di Luca, studente del Ciofs, che ha vissuto la mia stessa esperienza, perdendo una gamba in un incidente con lo scooter qualche anno fa, e di ragazzi che hanno sofferto di anoressia e bulimia». «Abbiamo conosciuto Andrea – spiegano al Ciofs – quando uno dei nostri ragazzi (Luca, ndr) è stato vittima di un incidente in cui ha perso la gamba. Lui si è messo subito a disposizione. Lo abbiamo contattato sui social e non ci ha pensato due volte nel volerci dare una mano, nell'intervenire a scuola con una mattinata incentrata su Progetto22».

Devicenzi parla agli studenti novaresi. Alle spalle Luca, giovane studente del Ciofs
Un esempio per tutti Devicenzi: «quando mi sono trovato amputato, ho pensato che, per ottenere successo nella mia vita, sportivo, famigliare, lavorativo, non sarebbe stato il numero delle mie gambe a determinare questo, ma quanto avevo nella mia testa. Così sono partite le mie sfide. Nel 2010 - ci racconta - l’India mi ha aperto un mondo, cambiandomi per sempre, avvicinandomi ai percorsi di crescita personali e a queste avventure. Importanti sono stati gli amici, la famiglia, mia moglie Jessica, con cui ho avuto due splendide bambine, Giulia e Noemi. Non mi hanno mai fatto sentire diverso».
I ragazzi novaresi sono rimasti colpiti dall'incontro con Andrea. Una mattinata insolita che ha saputo coinvolgere gli studenti più di qualsiasi altra materia, perché ha permesso loro di mettersi a confronto con la vita vera e con un atleta e anche un compagno di scuola che, nonostante le difficoltà, gli ostacoli della vita, ce l'hanno fatta.
Devicenzi ha incitato i ragazzi, sottolineando come mai ci si debba arrendere. «Occorre avere delle priorità - ha detto ai ragazzi che lo hanno ascoltato nella palestra della scuola - e perseguirle». Una mattinata ricca di emozioni.

Devicenzi in sella alla sua bicicletta in una gara
Per chi volesse conoscere il progetto che Andrea Devicenzi porta in giro per l'Italia e la sua storia: http://www.andreadevicenzi.it/ .
Monica Curino

giovedì 28 dicembre 2017

Comunità per minori Santa Lucia: da oltre quattro secoli accanto ai minori

L'edificio che, in via Azario 18, ospita la Comunità S. Lucia
Ragazzi di 13 anni, che, per poter giungere in Italia, hanno affrontato viaggi della speranza che li hanno visti stipati a bordo di un barcone in balia delle onde del mare, rischiando la loro giovane vita; altri, della stessa età, sono invece giunti via terra, caricati da qualcuno su un treno con una valigia con qualche indumento e spediti lontani dalla loro terra d’origine.
Tutti sono minori stranieri non accompagnati, i primi per lo più egiziani, i secondi albanesi, che, arrivati in Italia e poi a Novara, trovano accoglienza in diverse strutture della città e dell'hinterland.
Molti di loro costituiscono i nuovi ospiti della Comunità per minori Santa Lucia di via Azario 18, realtà novarese accanto ai giovani sin dal 1599 e che nelle scorse settimane, proprio a ridosso del Natale, ha celebrato la sua Patrona. Un servizio che la Comunità, diretta da Cristina Signorelli, porta avanti con un team di educatori, operatori e volontari. Se prima i bambini e i ragazzi accolti erano per lo più italiani e anche molto piccoli, da qualche anno gli ospiti hanno tra i 13 e i quasi 18 anni (al compimento del 18esimo anno i ragazzi escono dalla Casa) e sono per lo più stranieri. Una popolazione, quindi, mutata e che richiede nuove tipologie di interventi. «Al momento – riferisce Signorelli – sono 22 i ragazzi, tutti maschi. 21 sono stranieri e uno solo è italiano. Ospitiamo un ragazzo della Costa d’Avorio, due del Mali, due della Guinea, 5 dall’Africa Subsahariana e, quindi, i restanti sono egiziani e albanesi. I primi hanno fatto viaggi folli, terribili al solo pensarci, considerando che sono poco più che bambini. I loro racconti hanno lasciato attoniti tutti noi. A viaggiare in mare per 10-12 giorni, dormendo molto poco e vivendo in condizioni assurde. Gli albanesi arrivano in Italia per studiare, la vedono come un ‘college’, gli egiziani per trovare una soluzione ai problemi che vivono nelle loro terre».


A sin, Signorelli, alle spalle il presidente della Comunità, l'avvocato Andrea Zanetta, a destra Emanuela Rossi, direttrice prima di Cristina Signorelli

Ragazzi in difficoltà anche in questo caso, ma con nuove esigenze cui far fronte. «Un tempo – aggiunge la direttrice – disponevamo di borse lavoro, che consentivano di trovare qualche lavoretto per i più grandi, così da far racimolare loro qualche soldino. Adesso dobbiamo fare da ‘ponte’ noi, con la paghetta per qualche lavoro svolto in Comunità. Molti se li mettono da parte, inviandoli anche a casa in Africa. Altri li tengono per sé per le piccole esigenze quotidiane. Una cosa bella della comunità egiziana è che si aiutano tra loro. C’è già qualche egiziano uscito dal “Santa”, che fa poi da tramite per un lavoro, una volta che il ragazzo compie 18 anni ed esce dalla Comunità. Questo per i più grandi, i più piccoli vanno a scuola. Alcuni sono alla scuola media Bellini di via Vallauri, altri vanno al Cpia di via Aquileia. Due volte a settimana frequentano la scuola di lingua di S. Egidio. Li seguiamo anche negli iter burocratici. Tutti sono regolarizzati, tutti hanno il permesso di soggiorno. Anzi abbiamo un’ottima sinergia con la Questura, che ringraziamo, perché ci aiuta, facilitando gli appuntamenti. A 18 anni, per convertire il permesso, invio al Comitato stranieri di Roma il percorso fatto dal ragazzo. E’ innegabile che difficoltà ci siano, qualcuno è stato allontanato, ma altri ragazzi, la maggior parte, ci danno soddisfazioni, a scuola, come anche nel dare una mano in Comunità. Cercano di crearsi un futuro importante».
Giovani che, una volta fuori dal Santa Lucia, non si dimenticano il bene ricevuto: «lavoro qui dal 1994 - conclude Signorelli - e passano sempre ragazzi che ho visto crescere. Ci presentano le loro mogli, i loro figli e ci raccontano delle loro vite».

Volontari al Banco di beneficenza di dicembre

LA STORIA DEL SANTA LUCIA
La Comunità per minori Santa Lucia è un’istituzione della solidarietà novarese che vanta oltre quattro secoli di vita.
La sua nascita risale al 2 aprile 1599 con un atto davanti al notaio, in vescovado. A contribuire alla sua istituzione, tutte le forze della società locale, la Chiesa, con l’allora vescovo, Carlo Bascapè, la nobildonna Costanza Avogadro, appartenente a una delle famiglie più antiche del Novarese e la Confraternita dei Disciplinati del Santo Spirito.
Una storia, quindi, che ha attraversato le vicende di Novara in tutti questi anni, durante i quali la Comunità non ha mai smesso di essere a fianco ai minori abbandonati. Primo nome della casa fu “Hospitale delle vergini fanciulle del Santo Spirito”: obiettivo ospitare 12 ragazze orfane. La prima collocazione di quella che prese il nome definitivo di “Congregazione delle fanciulle vergini poverelle”, la casa e la chiesa vecchia di S. Bartolomeo nel sobborgo di S. Gaudenzio, alla periferia di Novara. Una sinergia tra Chiesa e comunità civile che caratterizza ancor oggi l'istituto novarese, con un Consiglio d'Amministrazione composto da tre membri nominati dal vescovo e due dal sindaco.
A gestire la casa, sino al 1938, personale laico. Subentrarono poi le religiose, con le suore di S. Giuseppe. Negli ultimi anni si è tornati a una gestione da parte di laici. Nel 2005 è stato ristrutturato il primo piano della sede. Legati all’attività della Comunità di via Azario ci sono anche “Casa Elisa”, realtà per mamme e bimbi in difficoltà, e cinque minialloggi per padri separati, che al momento sono tutti occupati e che vanno incontro a una reale esigenza emersa in questi anni.

L'inaugurazione della struttura per padri separati



Monica Curino

lunedì 12 dicembre 2016

Associazione Parkinson Insubria di Novara: accanto ai malati e ai famigliari


La prima a sinistra è la presidente Adriana Rossi; al suo fianco Cesare Ponti, presidente della Fondazione Comunità del Novarese onlus e Giuseppe Nobile, presidente FCN

Un’associazione con una storia ancora breve, ma con un percorso già molto importante, soprattutto per quanto sta facendo per tutti coloro che, ogni giorno, si trovano a fronteggiare personalmente, per famigliari o anche per amici, il Parkinson, malattia neurologica degenerativa più diffusa dopo l’Alzheimer.
Una patologia che colpisce mediamente persone al di sopra dei 50 anni, con una lieve prevalenza tra gli uomini. Dati recenti segnalano una presenza in Italia di 400mila malati, con casi nuovi ogni anno tra gli 8 e i 10mila.
E’ l’Associazione Parkinson Insubria sezione di Novara (As.P.I.), presieduta da Adriana Rossi e attiva in città da otto anni circa. «La fondazione vera e propria - spiega la presidente – risale al 2008. Abbiamo poi iniziato a lavorare concretamente, portando avanti progetti e iniziative, a partire dal 2009. Il nostro obiettivo è quello di aiutare i malati di Parkinson e i famigliari. Molti dei nostri soci sono anch’essi malati, altri sono famigliari e amici, che hanno voluto aderire al nostro progetto». Una realtà che si è iscritta all’anagrafe delle Onlus nel febbraio 2009 e che poi è stata registrata nell’ottobre 2011 anche alla sezione provinciale di Novara del Registro regionale delle organizzazioni di volontariato. Come si legge anche sul sito dell’associazione (http://parknov.sitiwebs.com/page3.php), è stata fondata grazie all’iniziativa dei medici della Clinica universitaria neurologica dell’ospedale Maggiore e all’aiuto di altri volontari della sezione varesina dell’As.P.I.
«Siamo presenti soprattutto sul territorio di Novara e dei comuni limitrofi – continua Rossi – Facciamo parte dell’Associazione Parkinson Insubria con le sezioni con sede a Cassano Magnago, Legnano e Varese. Molti i nostri obiettivi, tutti in una stessa direzione: mettere al centro il malato di Parkinson. Cerchiamo di andare incontro alle loro necessità, così da migliorarne la qualità di vita. Non solo. Diamo sostegno e supporto informativo ai famigliari, con incontri, iniziative, eventi di sensibilizzazione. Siamo attivi, inoltre, con richieste e proposte alle Amministrazioni locali, per portare a dare vita a servizi e prestazioni migliori e più consoni a un malato di questa patologia». In tema di sensibilizzazione, convegni, incontri, volti ad approfondire e far conoscere i diversi aspetti della malattia, tanto sotto l’aspetto riabilitativo quanto su quello medico-terapeutico, «incontri – rileva la presidente – in cui spesso intervengono medici conosciuti, che illustrano le ultime novità». L’associazione lavora a stretto contatto anche con i presidi ospedalieri dedicati. «L’obiettivo è accompagnare i malati e i famigliari, alleviando, nel possibile, ogni problema, ogni difficoltà».


Alla Run for Parkinson's edizione 2016

Diverse le attività andate in scena durante il 2015. L’Associazione ha preso parte a due mercatini, occasione per farsi conoscere maggiormente ai novaresi. «E’ continuata poi la ginnastica adattata, che svolgiamo due volte alla settimana – riferisce Rossi – in due palestre diverse, all’Alcarotti e al Terdoppio, per offrire maggiore possibilità di frequenza ai soci. Siamo riusciti anche a presentare due progetti alla Fondazione Comunità del Novarese onlus, che li ha approvati e che quindi ci darà una mano a sostenere alcune spese. In primavera ci sono stati una serie di gruppi d’incontro, sia per i malati sia per i famigliari, guidati da una psicologa. Abbiamo proseguito negli incontri settimanali del lunedì ed è continuata la sinergia con i medici di riferimento. Un risultato importante è stata la convenzione che abbiamo ottenuto con l’ospedale, un protocollo che ci permetterà di far conoscere la nostra realtà a chi frequenta il nosocomio novarese». L’As.P.I. dispone anche di un fisioterapista che offre prestazioni a domicilio a prezzi contenuti. Sono state stipulate convenzioni con negozi ed enti per ottenere sconti e agevolazioni. Per il 2016 sono state replicate queste stesse attività e l’associazione ha preso parte, come ogni anno, alla Giornata nazionale del Parkinson, in programma l’ultimo sabato di novembre. Per l’occasione si è svolto un importante convegno.
Tra gli eventi principali anche la Run for Parkinson’s, che anche quest’anno ha registrato un ottimo risultato di partecipanti.

Rossi e l'ex assessore Pirovano con i vincitori della Run for Parkinson's 2016
Un anno, il 2016, che ha visto un’importante crescita tra i soci: «Siamo ormai oltre un centinaio. Soci che sono anche volontari. Quelli attivi sono poi mediamente una trentina». Questi i riferimenti dell’associazione: 032156303; 3332136239 e parkinson.novara@gmail.com.

Monica Curino

Sei anni di "Tenda di Sara": a Novara un aiuto all'infanzia e alla maternità


Ha recentemente tagliato il traguardo dei sei anni di vita e, ogni giorno, cresce ed è a disposizione di chi – nella città di Novara e non solo – vive in difficoltà.
Stiamo parlando de la “Tenda di Sara”, centro polivalente di sostegno alla maternità e all’infanzia e a favore di chi vive in difficoltà, edificio che ha sede in via Azario 4, in pieno centro città. La struttura è stata inaugurata il 12 settembre del 2010 e mano mano si è arricchita di azioni a favore del prossimo.
Nelle scorse settimane è stato celebrato questo importante traguardo dei sei anni di vita. Una giornata in cui è stata apposta anche una targa per ringraziare Antonio Gonella, che donò la casa alla parrocchia di S. Eufemia per opere di bene, nella stessa occasione si è salutato don Federico Sorrenti, coadiutore delle Parrocchie Unite del Centro città, che all’interno della “Tenda di Sara” ha operato e che, dal primo settembre, è diventato parroco di Cerano.



A introdurre il pomeriggio, don Natale Allegra, parroco delle Parrocchie Unite del Centro città. Presente anche Daniela Sironi, responsabile della Comunità di S. Egidio, realtà attiva alla “Tenda” sin dall’inizio con l’Ambulatorio di Pronta accoglienza (per il quale c’erano la responsabile, suor Carla Miloni, suor Candida, tanti volontari e Mercedes Landires, anche responsabile amministrativa dell’edificio) e alle Parrocchie del Centro.
«Oggi – ha detto don Allegra – siamo a celebrare tre momenti importanti: i sei anni della struttura, la posa nell’androne di una targa di ringraziamento per Antonio Gonella e il passaggio di don Federico, che è stato con noi 13 anni, a Cerano. Abbiamo fortemente voluto la targa per il signor Gonella, che, a metà anni ’80, ha donato questa casa affinché la utilizzassimo a scopo educativo, che potesse servire all’attività dell’oratorio e a compiere attività benefiche. E’ quanto stiamo riuscendo a fare dal giorno dell’inaugurazione. Tutti gli anni celebriamo una messa in suo onore e della sua famiglia. Con la targa vogliamo ringraziarlo ulteriormente. Questo centro, reso possibile grazie alla sua donazione, ha un carattere molto innovativo, sin dai suoi inizi».



A spiegare la storia della “Tenda di Sara”, Sironi: «L’inaugurazione risale al 2010, ma il lavoro e la volontà di aprire questa struttura risale ad altri sei anni prima. Era un luogo che volevamo diventasse un posto dove la gente potesse crescere, superare le difficoltà e costruire la sua vita – ha detto - Ecco che così ci siamo occupati di bimbi e mamme, passate per “Casa Elisa”, appartamento che è stato gestito dalla Comunità per minori Santa Lucia sino a circa un anno fa (l’istituto di via Azario 18 ha operato sin dall’apertura all’interno della “Tenda”, poi, disponendo di un altro spazio, l’attività si è spostata in un’altra sede, ndr). Le Parrocchie Unite del Centro si occupano del catechismo e di seguire i ragazzi dell’oratorio. Noi all’interno della casa abbiamo le lezioni della scuola d’italiano e nell’alloggio prima gestito dal Santa Lucia, ribattezzato la “Casa di pace”, ospitiamo profughi siriani, che accogliamo con i corridoi umanitari di S. Egidio. E’ una casa che dà opportunità a genitori e bambini. Sei anni vissuti senza clamore, nei quali abbiamo aiutato chi era in difficoltà. Un ricordo, in quest’occasione, va a suor Nemesia. Senza di lei non avremmo potuto fare molto. E’ stata una ‘spalla’ importante nel portare avanti questo progetto insieme a Emanuela Rossi, all’epoca direttrice della Comunità Santa Lucia e a don Allegra e a molti altri, che hanno creduto nel progetto».



L’Ambulatorio di pronta accoglienza si occupa invece del Centro per l’infanzia Santa Giovanna Antida, che si trova al piano terra della casa e che si occupa di distribuire alimenti, vestiario, latte per i bambini, giochi, passeggini e quanto viene donato alla struttura. Si occupa di piccoli tra 0 e 3 anni e 11 mesi e aiuta le mamme. «Dal 2010 abbiamo distribuito vestiario e giochi ad almeno 10mila bimbi – spiega Landires – 1.800 ne abbiamo aiutati quest’anno. Per il servizio di distribuzione latte e pannolini sono 7mila i piccoli aiutati, 1.500 solo quest’anno. La nostra è un’attività continua. Insieme aiutiamo chi vive nel disagio».




Monica Curino

lunedì 7 novembre 2016

"Amici di Shalom", da sempre accanto agli ospiti della Casa Alloggio di Ponzana di Casalino

Un cammino, sin dalla sua nascita, parallelo a quello di Casa Shalom, la struttura che a Ponzana di Casalino, dall’aprile del 2002, segue e accoglie persone colpite dall’Aids. Soprattutto quei malati che non abbiano punti di riferimento famigliari o abitativi e che non necessitino di particolari cure ospedaliere, ma che abbiano l’urgenza di un’ospitalità anche solo per periodi brevi.
E’ quello che guida, da ben 13 anni (traguardo tagliato a ottobre), l’attività di una significativa realtà del volontariato novarese. Stiamo parlando dell’associazione “Amici di Shalom”, presieduta da Elsa Occhetta e nata nell’ottobre del 2003.


Obiettivo dell’associazione, fornire un aiuto concreto a don Dino Campiotti, fondatore di Casa Shalom. Una vita, dunque, quella degli “Amici di Shalom”, che corre parallela a quella della casa alloggio immersa tra le campagne novaresi. Una struttura, la cui storia ha origine nel 1996, quando la Diocesi di Novara e l’Istituto di Sostentamento del Clero, ognuno per la sua parte, cedono in comodato d’uso gli edifici e l’area circostante all’associazione Comunità Villa Segù Onlus per insediarvi una casa alloggio per malati di Aids. Si affida l’incarico di stendere il progetto della casa allo studio dell’architetto Pio Occhetta e nella primavera del 2002 il sogno si concretizza e, alla presenza dell’allora vescovo, monsignor Renato Corti, Casa Shalom inizia ad accogliere i suoi primi ospiti.
«Il prossimo anno Casa Shalom – spiega Elsa Occhetta – compie 15 anni di vita. L’associazione è nata poco dopo l’apertura e quest’anno festeggiamo i 13 anni di attività. Il nostro obiettivo principale è quello di dare una mano alla casa, al suo funzionamento e accompagnare gli ospiti».
Il nome, come viene spiegato anche sul sito web della struttura, è “Amici di Shalom”, «perché tutti quelli che sono amici di don Dino, sono anche amici di Shalom. Il nostro obiettivo, da subito, è stato quello di accompagnarlo nell’avventura che ha intrapreso 14 anni fa con grande sacrificio. Un’avventura ‘faticosa e inquietante’, ma umanamente arricchente e allo stesso tempo entusiasmante».



L’associazione guidata dalla presidente Occhetta promuove progetti e iniziative a favore della casa alloggio e non solo, da eventi di raccolta fondi a feste per gli ospiti. Qualche sabato fa, a Casa Shalom, si è svolta la giornata del volontario, dedicata appunto ai soci e volontari dell’associazione, pomeriggio in cui si è svolta una festa, cui hanno partecipato tanti amici della struttura di Ponzana e occasione nella quale si sono rinnovate le quote associative e, probabilmente, c’è stato qualche nuovo ‘acquisto’, qualche nuovo socio-volontario che ha voluto iscriversi e fare parte dell’associazione. «Siamo qui da 13 anni – ha riferito Occhetta nel suo intervento – Giorno dopo giorno siamo riusciti a costruire nuove relazioni, a dare vita a iniziative, abbiamo imparato a sognare la vita e il suo domani in modo diverso, meno ansiogeno e più carico di speranze. Un traguardo che ci suggerisce un modo sempre nuovo di dare senso al nostro essere volontari in una casa per malati di Aids. La presenza giornaliera dei volontari in una struttura come Casa Shalom è fondamentale. Una presenza preziosa per gli operatori e gli ospiti. Nella nostra attività – spiega la presidente – siamo compagni di viaggio, condividendo fatiche e momenti di serenità con chi, forse, crede di non contare nulla e di essere giunto al capolinea. Questo il compito fondamentale dell’associazione e dei suoi volontari. Un impegno, una presenza giornaliera, in cui ci vuole costanza, coraggio, organizzazione e tanto, tanto entusiasmo».


Un sostegno, dunque, alle attività della casa, ai malati accolti nella struttura e agli operatori. «Anche quest’anno abbiamo promosso la festa di Natale con scambi di regali per gli ospiti, la festa di Primavera con la vendita di bonsai in collaborazione con l’Anlaids (associazione nazionale contro l’Aids), abbiamo partecipato al Banco farmaceutico, alla Caminada par Nuara promossa dai Lions Club a favore dei bambini autistici alla Tre pedaladi par i riseri organizzata dagli Alpini e alla tradizionale castagnata in piazza Duomo, sempre con gli Alpini e a favore di Casa Shalom. Abbiamo poi promosso per gli ospiti visite a mostre, uscite in piscina, al mare, in montagna al cinema». E ancora momenti di convivialità, come la festa proprio a Ponzana del 60° di matrimonio di due volontari. «Come ogni anno, poi, cerchiamo di dare una mano a chi forse sta peggio di noi. Abbiamo così aiutato i bambini malati di Aids di un centro in Etiopia e abbiamo dato una mano al micro-nido Primi Passi della Caritas, frequentato da bambini di molte nazionalità e che si trovano in difficoltà economiche. Un sostegno è stato dato anche all’Emporio solidale della Caritas. Oltre, quindi, a essere di sostegno agli ospiti e alla Casa di accoglienza, ci preoccupiamo di promuovere una cultura della solidarietà, per essere di integrazione ai servizi sanitari, socio-assistenziali, educativi e culturali».


Una realtà, gli “Amici di Shalom”, che a oggi conta, tra soci che sostengono l’attività economicamente, che danno consigli e suggerimenti per nuove iniziative, e volontari attivi settimanalmente nella Casa di Ponzana di Casalino, 170 iscritti. Complessivamente sono 30 i volontari che si alternano, di notte e di giorno, in base a precisi turni, nella struttura diretta e fondata da don Dino Campiotti.
L’associazione è una onlus e ha un Consiglio direttivo composto da sei persone, ha uno statuto, è iscritta al Centro Servizi per la provincia di Novara e all’albo Provinciale e Regionale del volontariato. Ha sede in via della Chiesa 3, proprio dove si trova la Casa Alloggio che ospita i malati di Aids.
«L’aiuto dell’associazione e dei suoi volontari – aggiunge don Campiotti – è fondamentale per la vita di Casa Shalom. Ci aiuta anche per ampliare i rapporti con l’esterno. Guai se non ci fossero i 30 volontari che settimanalmente stanno qui da noi, accompagnando gli ospiti, ascoltandoli. Al momento sono una decina gli ospiti della Casa», ospitati in camere singole e doppie, tutte dotate di servizi igienici autonomi. Una struttura riconosciuta dalla Regione come presidio socio assistenziale, con spazi comuni e per lo sviluppo di laboratori e attività creative, oltre ad aree verdi per attività ludico sportive.


La festa è stata animata dall’esibizione del gruppo de “I barlafus” e da un rinfresco per tutti i partecipanti.

Monica Curino

sabato 22 ottobre 2016

Casa Alessia: un nuovo centro di distribuzione vestiario, il tradizionale concerto e l'aiuto ai bambini colpiti dal terremoto



Non si ferma mai l'attività di Casa Alessia onlus, l'associazione del girasole, nata nel 2006 per ricordare la giovane Alessia Mairati e la mamma Paola e nata, soprattutto, con il grande obiettivo di realizzare il sogno di Alessia: aiutare i bambini poveri dell'Ecuador.
Da allora l'associazione, guidata dall'instancabile Giovanni Mairati, papà di Alessia, è arrivata in ogni parte del mondo, per dare un sostegno concreto ai piccoli in difficoltà. Dall'Africa all'India, giungendo proprio in questi ultimi mesi anche in Ecuador, la terra che aveva rapito il cuore di Alessia (come la ragazza raccontava nelle mail al suo 'papi chulo' direttamente dal Sud America). E poi ancora Nepal, Romania, Albania e, ovviamente, tanti, tantissimi aiuti, forniti anche in Italia, da Novara alle regioni che, in questi anni, sono state duramente colpite da eventi naturali devastanti. Dalle alluvioni che si sono abbattute su Liguria e Sardegna, sino ai terremoti che hanno colpito dapprima l'Abruzzo e ora, lo scorso agosto, Umbria, Toscana e Lazio.

Sono moltissime le novità di queste settimane che riguardano l'associazione della 'casetta'.
La novità principale è quella relativa a un nuovo spazio messo a disposizione di Casa Alessia da parte del Comune di Novara. Si tratta di un nuovo centro per la raccolta e la distribuzione di generi di prima necessità, abiti, scarpe e quello che occorre, il tutto per i più bisognosi. E’ quanto concesso, con una delibera di Giunta, dall'Amministrazione novarese. Uno spazio che raddoppia quanto già la realtà sta portando avanti negli spazi di via Fara 39, all’ex sede del Quartiere Nord, sala messa a disposizione nel 2014 dal Comune. Uno spazio aperto il primo lunedì di ogni mese, dalle 17,30 alle 19,30 e poi il terzo sabato di ogni mese, dalle 10 alle 12.
Le necessità sono cresciute, l’associazione ha fatto richiesta di questo nuovo spazio ed eccone la concessione. Sarà in via Monte San Gabriele 50 A, al quartiere Sud, dove ha anche sede un’altra associazione del Bene, l’Aism.
L’iniziativa è stata illustrata anche alcuni giorni fa, quando, alla sede di via dei Mille dell’associazione, è andata in scena la prima giornata del volontario. Ossia un intero pomeriggio-sera in cui i volontari di Casa Alessia hanno illustrato a tanti che hanno voglia di entrare nell’esercito del girasole quanto è stato fatto in questi oltre 10 anni di attività. Mairati, intanto, ha anche partecipato a un programma Rai, che sarà trasmesso in tv ai primi di novembre.
A fine mese l’associazione, inoltre, a testimonianza del costante impegno verso le popolazioni in difficoltà, partirà per Norcia, dove i volontari porteranno un importante aiuto alle popolazioni terremotate. L’aiuto sarà diretto a una scuola, grazie anche all'intervento della madrina di Casa Alessia, l'onorevole Catia Polidori. E poi il 17 novembre nuova edizione, la dodicesima, del Concerto per Alessia, come sempre ospitato al teatro Coccia. Protagonista il Brotherhood Gospel Choir del maestro Paolo Viana. I biglietti stanno già andando a ruba. Ci si può prenotare entro il 14 novembre ai numeri 333/3907055; 335/6624915 e 333/7031515.

E non è finita qui. Tanti gli appuntamenti per raccogliere fondi pro terremotati. Il prossimo è domenica 23 ottobre a Marano Ticino. Qui si terrà una spaghettata solidale, ovviamente all'amatriciana, a favore dei bambini colpiti dal sisma. Contributo minimo 10 euro per gli adulti e 5 per i bimbi. Sarà una giornata di incontri, intrattenimento e giochi. E poi aperitivo, merenda e castagnata. L'appuntamento è al Centro di aggregazione sociale di Marano. Si realizza grazie alla sinergia tra Casa Alessia e altre realtà del territorio, dal gruppo spontaneo L'Oasi agli Alpini a tanti altri. Una giornata che ha il patrocinio del Comune.


Monica Curino